Scuola
Famiglia
Approcci educativi
Apprendimento attivo
Competenze trasversali
Collaborazione
Immaginate di aprirvi una porta e trovarvi di fronte non solo una nuova stanza, ma un universo intero di conoscenza. Oggi vi accompagniamo a navigare nel mondo delle scuole che lavorano per creare ambienti di apprendimento innovativi.
La porta di un’aula di queste scuole è come una "Portastoria": un passaggio magico che invita ogni studente a immergersi profondamente nella storia di una disciplina specifica.
Come nei racconti di porte che conducono a mondi nascosti, ogni studente che varca la soglia di un'aula si trova all'inizio di un'avventura educativa, dove la materia da apprendere diventa un territorio esplorabile pieno di oggetti da indagare, indizi da cogliere e tesori da scoprire.
L’idea dello spazio educativo destinato alle singole discipline e condiviso tra più insegnanti, in cui sono gli studenti a cambiare aula, anziché i docenti, trae origine dall'antica configurazione delle aule anglosassoni, ma si arricchisce ora della consapevolezza che il movimento è vitale per un apprendimento efficace.
Movimento non solo fisico, ma intellettuale e creativo: spostamenti attraverso le idee, le teorie e le epoche. Infatti, le aule non sono più intese semplicemente come spazi fisici che contengono menti da riempire, ma portali verso il vasto regno del sapere, dove l’ambiente stesso di apprendimento (ne troviamo un esempio nell’outdoor education) è un passaggio di corpi e di idee verso nuovi spazi e nuove comprensioni.
Così le classi potrebbero venire anche rinominate con parole che evocano l’ingresso dentro a mondi straordinari: “Quantumistica” per l’aula di fisica e matematica, o “WanderLand” per l’aula di inglese, per tentare qualche esempio creativo.
I corridoi, attraversati durante gli spostamenti da un ambiente all’altro, diventerebbero, invece, dei portali del tempo in cui esplorare liberamente lo spazio, arricchito con i materiali prodotti in relazione a progetti elaborati durante l’anno.
In questi ambienti scolastici innovativi, possiamo immaginarci ogni insegnante come il guardiano di una soglia, non per porre limiti, ma per offrire le chiavi della conoscenza attraverso prove stimolanti che spingono gli studenti oltre i confini del sapere convenzionale.
Così, come nei migliori racconti di avventure, questi viaggi non sono solo personali, ma condivisi con compagni di classe che diventano compagni di esplorazione, tutti insieme alla scoperta di ciò che la scienza, la matematica, la letteratura o l'arte hanno da offrire, in un’ottica di apprendimento collaborativo.
Con una visione simile possiamo trovare risposta alla domanda “Che cos'è la didattica innovativa”. Alcune scuole, infatti, stanno ricostruendo e ripensando i propri spazi educativi, a partire dalle storiche scuole montessoriane in cui gli spazi si riempiono di oggetti stimolanti da indagare, fino ad arrivare alle più recenti scuole della rete Becoming in cui l’esplorazione delle più piccole cose diventa un’esperienza educativa unica, oppure alle scuole statali DADA (Didattiche per Ambienti di Apprendimento) che si configurano come spazi in cui l'apprendimento statico lascia il posto a un dinamismo che rinnova continuamente l'interesse e l'attenzione.
L’enfasi sulla fluidità e la dinamicità degli spazi di apprendimento si radica in una filosofia educativa profondamente influenzata dalle neuroscienze e dalla psicologia ambientale.
Un approccio che pone l'ambiente fisico al centro del processo educativo, trasformandolo da mero contenitore a facilitatore attivo dell'apprendimento.
Non è solo lo spazio fisico che si modifica, ma il modo stesso in cui gli studenti e gli insegnanti interagiscono con la conoscenza.
Secondo le ricerche in neuroscienze, l'ambiente in cui apprendiamo può influenzare significativamente il nostro livello di attenzione e motivazione. Studi come quelli condotti da Anna Fisher, Karrie Godwin e Howard Seltman della Carnegie Mellon University hanno dimostrato che le aule fisicamente arricchite, ma non sovraffollate, migliorano le prestazioni cognitive dei bambini.
Nel modello Dada, ad esempio, è possibile riscontrare come questa ricerca trovi applicazione pratica nel modo in cui gli spazi vengono organizzati e personalizzati, come accade nella didattica differenziata, per massimizzare la partecipazione attiva degli studenti.
Il movimento fisico tra diverse aule e ambienti didattici non è solo una necessità logistica, ma diventa una componente chiave della pratica didattica. È importante sottolineare che la filosofia del modello DADA trascende la mera organizzazione degli spazi, è infatti un principio pedagogico che valorizza il ruolo cruciale dell'ambiente e del movimento fisico nell'educazione, ma non solo, prevede anche altri principi come:
● la Persona educante;
● la fiducia come infingimento pedagogico;
● l’Edificio apprenditivo;
● la Serendipity organizzativa.
Il modello è stato ideato dai dirigenti scolastici Ottavio Fattorini e Lidia Cangemi ed è protetto come marchio registrato per assicurare la sua corretta applicazione
Il modello DADA è stato introdotto per la prima volta nei licei romani A. Labriola e J. F. Kennedy nel corso dell'anno scolastico 2014/15 e, da allora, è oggetto di ricerca accademica nel contesto del dottorato in Psicologia sociale dello sviluppo e della ricerca educativa presso l'Università Sapienza di Roma (i dettagli sono documentati sul sito ufficiale, che custodisce tutte le informazioni autorizzate sul DADA).
Nel cuore dell'approccio innovativo agli ambienti di apprendimento si celano gli echi di una storia pedagogica profonda e influente. I principi alla base di tali metodi didattici innovativi non emergono dal vuoto, ma sono profondamente radicati nelle teorie educative che hanno formato secoli di pensiero pedagogico.
Il richiamo a “salire sulle spalle dei giganti”mostra come il moderno ripensamento degli spazi didattici sia ispirato dagli insegnamenti di luminari dell'educazione che enfatizzavano l'apprendimento attivo e sociale.
John Dewey, ad esempio, con il suo attivismo pedagogico, sosteneva che l'educazione dovrebbe essere un processo attivo e stimolante, che incoraggia gli studenti a costruire significato e conoscenza attraverso le loro esperienze: principio visibile negli spazi educativi che invitano gli studenti a esplorare, interagire e collaborare, trasformando l’aula in un laboratorio di apprendimento dinamico.
Le teorie del costruttivismo sociale di Vygotsky e i principi di apprendimento cooperativo di Jerome Bruner, invece, insistono sull'importanza delle interazioni sociali nel processo di apprendimento: gli spazi laboratoriali e polifunzionali sono progettati proprio per facilitare questo tipo di interazioni, permettendo agli studenti di lavorare insieme e di influenzarsi reciprocamente nel percorso di scoperta.
Abbiamo anche l'influenza della nostra Maria Montessori che, con la sua enfasi sull'autonomia dello studente e sull'ambiente inteso come terzo insegnante, trova nuova espressione in quegli ambienti scolastici che sono sia fisicamente stimolanti, che cognitivamente arricchenti.
Oggi, tra i tanti esempi di ambienti di apprendimento innovativi, possiamo citare quelli indagati nello studio di Elena Mosa e Leonardo Tosi sulle scuole aderenti partecipazionti ad Avanguardie educative, che tra gli altri, raccontano degli spazi integrati con le ICT (information and communications technology) per favorire una didattica inclusiva ed ambienti di apprendimento informatici innovativi.
Per noi Edunauti, quando una scuola ripensa agli spazi di apprendimento, rendendoli dinamici e ricchi di materiali, crea dei “Portastorie”: dei passaggi tra il tempo e lo spazio in cui viaggiamo dentro ecosistemi pedagogici, dove le vecchie e le nuove teorie dell'educazione convergono e dove si incontrano il pensiero del passato e un possibile futuro.
Oggi, ripensare gli spazi di apprendimento provando a renderli innovativi non si limita a una mera trasformazione fisica delle aule, ma rappresenta un vero e proprio invito a rinnovare il nostro modo di concepire l'educazione.
Non è solo questione di muri, porte e finestre, ma è un invito a smantellare le barriere invisibili che confinano il pensiero e a costruire ponti tra vecchie teorie e nuove possibilità, con nel cuore il sogno di una “scuola ideale”.
È il momento di abbracciare un approccio all'educazione che sia radicalmente più interattivo, inclusivo e stimolante. Un approccio che veda lo studente non come un semplice ricevitore di sapere, ma come un esploratore attivo di conoscenze vastamente condivise.
Dove ogni passaggio, ogni aula diventa un crocevia di idee, un luogo di incontro per menti curiose pronte a sfidare i confini dell'ignoto e a tessere insieme il tessuto di un apprendimento collettivo e continuo.
Questa è una chiamata all'azione per tutti noi: educatori, studenti, genitori, e decisori politici. È un invito a considerare ogni ambiente educativo come un'aula globale, dove le lezioni si apprendono non solo dai libri, ma dall'esperienza condivisa di crescere e imparare insieme in un mondo che non smette mai di insegnarci.
Benvenuto, G., Fattorini, O. (2020). La scuola come “Edificio apprenditivo”: Monitoraggio e ricerca-formazione nella scuola Modello DADA (Didattiche per Ambienti Di Apprendimento), Lecce: Pensa MultiMedia Editore.
Scegli uno degli argomenti presenti per visualizzare gli articoli correlati
Approcci educativi
Apprendimento attivo
Competenze trasversali
Collaborazione