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Nel contesto scolastico e sociale, gli adolescenti vengono spesso etichettati prima ancora di essere ascoltati davvero. Questo atteggiamento porta a una svalutazione precoce delle loro capacità e potenzialità.
Ma cosa accadrebbe se iniziassimo a praticare l'ascolto attivo nei loro confronti? Quale sarebbe l'impatto sulla loro crescita e autostima?
Prima però, scopriamo cosa si intende per ascolto attivo, la sua definizione e chi per primo ha teorizzato l'ascolto attivo.
Ralph Nichols, ricercatore e docente, ha dedicato la sua carriera allo studio delle capacità di ascolto e della loro importanza nella comunicazione efficace teorizzando qual è la differenza tra ascolto attivo e passivo e studiando i diversi tipi di ascolto.
Se l’ascolto attivo è un ascolto consapevole e partecipativo, l’ascolto passivo è un tipo di ascolto in cui la persona riceve il messaggio senza interagire attivamente o dimostrare particolare interesse, portando quindi a incomprensioni.
Oltre all’ascolto attivo e passivo ci sono poi: l’ascolto selettivo, l’ascolto critico e l’ascolto riflessivo.
Lo abbiamo già accennato e ora approfondiamo cosa si intende per ascolto attivo. Il concetto, teorizzato da Carl Rogers negli anni ‘50, si riferisce alla capacità di ascoltare con empatia e senza giudizio, dando importanza non solo alle parole ma anche alle emozioni sottostanti.
Possiamo definirlo come un “buon ascolto", ovvero una modalità di ascolto in cui chi ascolta partecipa attivamente alla comunicazione, dimostrando interesse, comprensione ed empatia verso l’interlocutore. Non si limita a sentire le parole, ma cerca di cogliere il significato profondo del messaggio, sia a livello verbale che non verbale.
Per questo, è una competenza essenziale per una comunicazione efficace, perché permette di comprendere meglio gli altri, creare fiducia e risolvere problemi in modo più costruttivo.
L'ascolto attivo è un concetto chiave sia in psicologia che in pedagogia: entrambi i contesti infatti condividono l'importanza di empatia, attenzione e partecipazione attiva nella comunicazione.
In psicologia, l'ascolto attivo è un approccio comunicativo basato sull'empatia e sulla comprensione profonda dell'altro. L'obiettivo è creare un ambiente sicuro in cui l'individuo si senta ascoltato e compreso, senza giudizi o interpretazioni forzate.
In pedagogia, l'ascolto attivo è visto come uno strumento educativo fondamentale per favorire l'apprendimento e la relazione educativa. Qui, l'attenzione è sulla creazione di un dialogo che stimoli la partecipazione e il pensiero critico, infatti è uno degli strumenti cardine delle metodologie per sviluppare l’intelligenza emotiva a scuola.
La definizione di ascolto attivo, secondo Rogers, è la seguente: “l’atto intenzionale tramite cui ci si impegna a percepire sia il messaggio esplicito dell'altro sia quello implicito”. Rogers infatti spiega:
“Ascoltiamo non solo con le nostre orecchie, ma anche con i nostri occhi, mente, cuore e immaginazione. Ascoltiamo ciò che sta accadendo dentro di noi, così come ciò che sta accadendo nella persona che stiamo ascoltando. Ascoltiamo le parole dell’altro, ma ascoltiamo anche i messaggi e i significati sepolti nelle parole. Ascoltiamo la voce, l’aspetto e il linguaggio del corpo dell’altro… […] senza aggiungere, sottrarre o modificare.”
Insieme a Richard Farson, Rogers teorizza l’ascolto attivo suddividendo questa capacità in diverse fasi. Ecco quali sono i 4 punti dell'ascolto attivo secondo Rogers e Farson:
- mostrare attenzione: dimostrare interesse attraverso il linguaggio del corpo (contatto visivo, cenni del capo, postura aperta) e segnali verbali (parole di incoraggiamento, brevi risposte come "capisco");
- riformulare e parafrasare: ripetere con parole proprie ciò che l'altro ha detto per confermare la comprensione e far sentire l'interlocutore ascoltato (es. "Se ho capito bene, stai dicendo che...");
- fare domande aperte: porre domande che stimolino il dialogo e approfondiscano la conversazione, anziché chiuderla con un semplice "sì" o "no" (es. "Puoi dirmi di più su questo?");
- evitare giudizi e distrazioni: ascoltare con mente aperta, senza interrompere, giudicare o pensare alla risposta mentre l'altro parla. L'obiettivo è comprendere veramente il punto di vista dell’altro.
Anche il noto psicologo e pedagogista Thomas Gordon parla di ascolto attivo, sviluppando ulteriormente questa pratica con il suo metodo dell'ascolto attivo di Gordon, utilizzato in contesti educativi e familiari.
Vediamo quali sono le fasi dell'ascolto attivo individuate da Gordon: innanzitutto, è necessario prestare un'attenzione autentica all'interlocutore, mantenendo il contatto visivo e un linguaggio corporeo aperto.
In secondo luogo, è importante riflettere i sentimenti dell'altro ripetendo o parafrasando quanto espresso, per confermare la comprensione e dimostrare empatia. Infine, bisogna evitare giudizi o soluzioni affrettate, lasciando spazio al dialogo e alla libera espressione delle emozioni.
Questo approccio ci dice come empatia e ascolto attivo siano indissolubilmente legati e ci aiuta a creare un clima di fiducia e comprensione, facilitando la comunicazione tra adulti e giovani.
Ascoltare in modo attivo è fondamentale perché permette ai giovani di sentirsi compresi e valorizzati. Quando un adolescente percepisce che la sua voce è importante, sviluppa maggiore fiducia in sé stesso e nelle proprie capacità comunicative.
Un approccio attento e empatico all’ascolto migliora sia solo le relazioni interpersonali, che l'apprendimento e la partecipazione scolastica. Vediamo quali sono le tecniche dell'ascolto attivo, alcuni esercizi ed esempi di ascolto attivo:
● mostrare attenzione e interesse attraverso il linguaggio del corpo e il contatto visivo;
● riformulare e parafrasare i messaggi, per dimostrare di aver compreso ciò che ci viene detto;
● fare domande aperte e di approfondimento, evitando giudizi e consigli non richiesti, senza interrompere o minimizzare le emozioni dell'altro;
● riassumere i punti chiave della conversazione;
● gestire il silenzio, dando tempo all’interlocutore per esprimersi senza riempire ogni pausa.
Creare ambienti che favoriscano questa competenza è il buon ascolto è una sfida che richiede impegno, sia in ambito scolastico che familiare. Alcuni semplici esercizi di ascolto attivo possono essere:
● in famiglia, è utile creare spazi di ascolto quotidiani, ad esempio ponendo domande come: "Di cosa senti di avere bisogno in questa situazione difficile?". Questa semplice pratica aiuta a rafforzare i legami e ad abituare i ragazzi a esprimere le proprie emozioni;
● nelle aule scolastiche: introdurre momenti di dialogo in classe, come cerchi di condivisione in cui ogni studente può esprimere i propri pensieri senza timore di giudizio. Due chiari esempi di ascolto attivo in tal senso possono essere: in una lezione di scienze, si può chiedere agli studenti di riflettere sui cambiamenti climatici attraverso le loro esperienze personali, mentre in una lezione di storia, si possono interpretare personaggi del passato per comprendere meglio le dinamiche storiche.
Che cos'è l'ascolto attivo per un docente, un educatore e un genitore? L'educazione non è un processo unidirezionale, nonostante fallaci tentativi per renderla forzatamente tale, è sempre un'esperienza condivisa basata su relazioni significative.
Quando gli adulti praticano l'ascolto attivo, gli adolescenti imparano a comunicare meglio, e questo si riflette non solo sulla motivazione allo studio, ma soprattutto nella gestione dei conflitti e nello sviluppo di competenze trasversali come l'empatia e la risoluzione dei problemi.
D'altronde è noto quanto il miglior insegnamento sia appreso attraverso la pratica e l'esempio, piuttosto che belle teorie e forzate pretese, ma in contraddizione con la pratica di chi le propone.
Nel mondo attuale, in cui le etichette possono diventare ostacoli alla crescita, è essenziale promuovere una cultura dell'ascolto. I giovani protagonisti del podcast Rotte Educative raccontano come, inizialmente, siano stati proprio alcuni adulti a etichettarli e a farli sentire squalificati:
● Marco racconta la sua lotta contro un sistema scolastico che non rispecchiava la sua identità;
● Alessio spiega come sia riuscito a superare l'etichetta di "disturbatore in classe";
● Matilde condivide la sua esperienza con la solitudine e il bisogno di essere compresa dagli adulti.
Storie che dimostrano a cosa serve ascoltare in modo attivo e quanto sia cruciale un “buon ascolto”, che sia empatico e autentico: quello che poi i giovani protagonisti del nostro podcast hanno incontrato negli educatori che sono entrati nelle loro vite.
Marco, Alessio e Matilde, hanno avuto l'opportunità di incontrare altri educatori che, attraverso l'ascolto attivo, gli hanno restituito dignità e voce, permettendogli di cambiare e di riscattarsi e comprendere profondamente che cos'è l'ascolto empatico.
Un ascolto autentico può trasformare le difficoltà in opportunità di crescita, aprendo nuove possibilità di relazione e comprensione.
Sintonizziamoci sulle loro voci perché attraverso l'ascolto attivo, possiamo davvero abbattere barriere, costruire relazioni più forti e dare ai giovani la possibilità di esprimersi senza paura di essere giudicati.
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