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Nel 1983 lo psicologo statunitense Howard Gardner rivoluzionò il modo di intendere l’intelligenza, pubblicando la teoria delle intelligenze multiple nel libro "Frames of Mind." Secondo Gardner, non esiste un solo tipo di intelligenza, misurabile con un punteggio di QI (quoziente intellettivo), ma esistono diversi modi di essere intelligenti, ciascuno con pari dignità e potenziale.
Fino ad allora, l’intelligenza era concepita come una capacità logico-matematica o verbale, cioè la capacità di risolvere problemi astratti o usare bene il linguaggio. Ma questa visione era – ed è – limitata. Gardner dimostra che la mente umana è molto più complessa e che tutti noi apprendiamo, comprendiamo e interagiamo con il mondo secondo modalità differenti. Il classico test del QI non basta più per comprendere le abilità di una persona, né per valorizzarne le potenzialità.
Il modello scolastico tradizionale ha storicamente privilegiato due intelligenze: quella logico-matematica e quella linguistico-verbale. Gli studenti “bravi a scuola” sono di solito quelli forti in queste aree. Ma cosa succede agli altri? A coloro che apprendono meglio muovendosi, suonando, osservando, cooperando, immaginando o meditando?
Secondo Gardner – e secondo noi – una scuola ideale e realmente educativa deve riconoscere e valorizzare tutte le intelligenze. Un bambino che eccelle nell’intelligenza musicale o visuo-spaziale non è “meno intelligente”: ha solo un diverso modo di apprendere, che merita attenzione e stimoli adeguati
Una didattica che tiene conto delle intelligenze multiple diventa inclusiva, personalizzata e capace di rispondere ai bisogni autentici di ciascuno. Questo approccio non solo migliora l’apprendimento, ma nutre l’autostima e accende la motivazione, facendo sentire ogni studente competente e riconosciuto.
Howard Gardner ha inizialmente individuato sette intelligenze, per poi ampliarle nel tempo fino ad arrivare a nove riconosciute e una decima opzionale, che resta oggetto di dibattito nella comunità scientifica. Secondo Gardner – e secondo quanto riportato nel libro
“Intelligenze multiple e tecnologie per la didattica. Strategie e materiali per diversificare le proposte di insegnamento”, di Walter McKenzie – ognuno di noi possiede tutte queste intelligenze, ma in combinazioni uniche e con livelli diversi di sviluppo. Alcune diventano dominanti, altre restano più silenti, ma tutte possono essere coltivate.
Le intelligenze multiple sono porte di accesso alla realtà. Non si tratta di compartimenti stagni, ma di modalità preferenziali attraverso cui apprendiamo, comunichiamo, cresciamo. Conoscerle aiuta insegnanti e genitori a decifrare i modi unici con cui ogni bambino si relaziona al mondo e a proporre esperienze formative più inclusive, motivanti e rispettose dell’unicità.
Ecco una panoramica concreta delle nove intelligenze di Gardner, con esempi reali di come si possono manifestare e stimolare:
1. Linguistica
Ama leggere, scrivere, raccontare storie. Usa bene le parole, ha una memoria verbale sviluppata.
A scuola: partecipa attivamente alle lezioni frontali, scrive racconti, ama i giochi di parole.
In famiglia: legge con piacere, racconta eventi con ricchezza di dettagli.
Esempio didattico: per lavorare sulla grammatica, si può proporre una storia in cui mancano i verbi. I bambini li individuano e li inseriscono insieme.
2. Logico-matematica
Ragiona per schemi, ama risolvere problemi, classificare, dedurre.
A scuola: eccelle in matematica, ama le mappe concettuali.
In famiglia: si diverte con puzzle, giochi di strategia, costruzioni.
Esempio: cerca regolarità nell’ambiente, come le simmetrie o le sequenze nei fiori.
3. Spaziale-visiva
Ha una forte memoria visiva, ama disegnare, immaginare, visualizzare concetti.
A scuola: comprende meglio attraverso mappe, immagini, video.
In famiglia: esprime sé attraverso disegni o creazioni visive.
Esempio: costruisce “alberi genealogici” delle parole per comprendere categorie grammaticali.
Impara facendo, toccando, muovendosi. Se sta fermo troppo a lungo, si spegne.
A scuola: apprende meglio attraverso esperienze concrete, laboratori, drammatizzazioni.
In famiglia: smonta e rimonta oggetti, ama attività fisiche.
Esempio: per imparare le tabelline, può camminare in natura recitandole a ritmo.
5. Musicale
È sensibile ai suoni, ai ritmi, alle melodie. Ricorda meglio con la musica.
A scuola: crea filastrocche, impara canzoni didattiche.
In famiglia: batte il ritmo con le mani, canta spesso.
Esempio: trasforma concetti difficili in strofe da cantare (es. le regole grammaticali in rima).
6. Interpersonale
Ama lavorare in gruppo, ascolta, negozia, coopera.
A scuola: si attiva nei lavori a coppie o in gruppo.
In famiglia: coinvolge amici, propone giochi di ruolo.
Esempio: apprende bene con l’educazione tra pari o giochi cooperativi.
7. Intrapersonale
Riflessivo, sensibile, con forte consapevolezza di sé.
A scuola: preferisce attività individuali, scrittura personale.
In famiglia: tiene un diario, ha bisogno di momenti di silenzio.
Esempio: elabora emozioni scrivendo testi autobiografici o riflettendo sul significato di ciò che impara.
8. Naturalistica
Osservatore della natura, si sente connesso al mondo vivente.
A scuola: eccelle in scienze, osserva i dettagli in natura.
In famiglia: ama passeggiate, coltiva piante, si prende cura di animali.
Esempio: riconosce schemi naturali (forme di foglie, colori dei fiori) come supporto per apprendere contenuti astratti.
9. Esistenziale (aggiunta più recente)
È attratto dai grandi temi della vita: il senso, l'inizio, la fine, il destino.
A scuola: ama i momenti di riflessione filosofica, religiosa, materie come epica ad esempio.
In famiglia: fa domande profonde, immagina altri mondi.
Esempio: propone viaggi immaginari attraverso visualizzazioni (la “valle degli aggettivi”, il “paese dei verbi” ecc.).
Si tratta di andare oltre le etichette, oltre le “categorie rigide”. Come ricorda lo stesso Gardner, l’obiettivo della sua teoria non è classificare, ma valorizzare: ogni intelligenza è un canale di accesso alla conoscenza. La scuola (e la famiglia) ha il compito di offrire occasioni per stimolare tutte queste intelligenze, senza concentrarsi solo su quelle più “premiate” dai voti.
Ogni bambino ha un profilo unico, e il punto di forza può diventare anche un limite, se non esploriamo altre vie di accesso all’apprendimento. L’obiettivo educativo è aiutare i bambini a scoprire se stessi sperimentando tutte le intelligenze.
Tra le possibili espansioni della teoria, Gardner ha indicato l’intelligenza morale come una forma di intelligenza potenziale ma non ancora formalmente inclusa. Si tratta della capacità di distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, di agire secondo principi etici e di sentire responsabilità verso il bene collettivo. Una facoltà che coinvolge emozioni, empatia, senso civico e valori profondi. Viste recenti indagini rispetto al rischio di perdita di valori nei giovani, forse è proprio questa la prossima intelligenza da riconoscere, studiare, educare.
Cogliamo l’occasione qui per lanciare una sfida per genitori, insegnanti e studenti: e se ci fosse un’altra intelligenza?
E se ne esistesse una che non è (ancora) stata nominata? Una che vedi nei tuoi figli o nei tuoi alunni ogni giorno, e che sembra non rientrare in nessuno di questi nove (o dieci) schemi
Ti sfidiamo a immaginarla. Che nome le daresti? Che talenti racchiude? In quali situazioni si manifesta?
Scrivicela, disegnala, raccontacela.
Magari è l’inizio di una nuova scoperta. Perché, come dice Gardner, “le intelligenze possono evolversi nel tempo”, proprio come il nostro modo di guardare all’educazione.
Conoscere la teoria delle intelligenze multiple di Gardner non è solo interessante: è trasformativo. Perché? Perché cambia lo sguardo che abbiamo su bambini, bambine e ragazzi, ragazze. Li libera da etichette come “non è portata” o “è bravo solo in matematica” e ci invita a chiederci: in che modo questo bambino apprende, comunica, si esprime?
Per genitori e insegnanti, la scoperta delle intelligenze multiple è una chiave per comprendere meglio i bambini, anche quando sembrano “disattenti” o “difficili”. Forse quel bambino che fatica a stare seduto durante una lezione frontale ha una spiccata intelligenza corporeo-cinestetica, e ha solo bisogno di essere messo in movimento per aprirsi all’ascolto.
Forse quella bambina che non ama parlare in gruppo ha una forte intelligenza intrapersonale e apprende meglio in silenzio, riflettendo dentro di sé.
A scuola, applicare la teoria delle intelligenze multiple significa diversificare le pratiche di insegnamento, differenziare la didattica, non per complicare la vita all’insegnante, ma per renderla più efficace.
Una lezione che stimola 3-5 intelligenze permette a più alunni di trovare il proprio spazio di apprendimento. Non tutti apprendono leggendo un libro o ascoltando una spiegazione. Alcuni hanno bisogno di sperimentare, di disegnare, di cantare, di collaborare, di porsi domande profonde.
Gli studenti che non eccellono nelle modalità tradizionali possono finalmente dimostrare le proprie capacità. Nella prospettiva delle intelligenze multiple, tutti i bambini e tutte le bambine sono intelligenti, ma ciascuno lo è a modo suo.
Questa visione:
Gardner stesso lo afferma nel suo libro “Teora delle Intelligenze Multiple”: una scuola che valorizza tutte le intelligenze è una scuola centrata sull’alunno, dove ciascuno ha la possibilità di riuscire, non solo chi è bravo con le parole o i numeri.
È questo l’obiettivo: rendere visibili tutti i talenti, offrire occasioni a ciascuno per brillare, e aiutare ogni alunno a diventare la migliore versione di sé.
La domanda che molti genitori e insegnanti si pongono è: Come posso sapere in quale intelligenza mio figlio o il mio alunno è più forte? E come posso aiutarlo a sviluppare anche le altre?
La risposta non è nei test standardizzati, ma in qualcosa di molto più semplice (e umano): osservazione attenta, ascolto autentico e varietà di stimoli.
Ogni bambino lascia indizi sulle sue intelligenze preferenziali in ciò che sceglie, in come gioca, nel modo in cui racconta le sue esperienze.
Cosa lo fa brillare?
In che tipo di attività si immerge senza sforzo?
Cosa cerca, spontaneamente, di capire o migliorare?
Ad esempio:
Per approfondire queste intuizioni, esistono strumenti utili come i questionari di Walter McKenzie, contenuti nel suo libro citato precedentemente e pensati proprio per aiutare insegnanti e genitori a individuare le intelligenze più sviluppate nei bambini e ragazzi. Sono semplici, divisi per fasce d’età (più piccoli, più grandi, insegnanti), e invitano i bambini a dire quanto si riconoscono in attività concrete:
· “Mi piace ascoltare suoni della natura”
· “Preferisco lavorare in silenzio”
· “Riesco a esprimermi meglio con un disegno che con le parole” ("Intelligenze multiple e tecnologie per la didattica. Strategie e materiali per diversificare le proposte di insegnamento”, di Walter McKenzie)
I risultati non vanno letti in modo rigido o classificatorio, ma come spunti per aprire nuove strade educative.
Il compito a cui invitiamo genitori e insegnanti è quello di accompagnare ogni bambino e bambina a conoscere se stesso, aiutandolo a rafforzare i propri talenti naturali e a esplorare quelli meno familiari, non tanto di "scoprire l’intelligenza vincente". Questo approccio non solo rende l’apprendimento più efficace, ma nutre fiducia, autonomia e senso del possibile.
In una scuola che oggi rischia sempre più di ritrovarsi a misurare tutto, classificare tutto, uniformare tutto, la teoria delle intelligenze multiple ci ricorda una verità semplice e profonda: ogni persona è unica, irripetibile, meritevole di essere vista per ciò che è.
Howard Gardner lo dice chiaramente: “Non è utile etichettare gli alunni con una sola intelligenza. Il nostro compito è potenziare, non limitare.”
E Mario Lodi, maestro di generazioni, ci mette in guardia contro una scuola che dimentica la vita: “I ragazzi ti muoiono davanti agli occhi un poco al giorno nella compressione della fantasia, nel distacco sempre più netto fra la scuola e la vita…”
E allora, cosa possiamo fare, noi adulti se non accompagnare ogni bambino e bambina a “splendere”?!
Il compito dell’educazione non è creare copie conformi, ma aiutare ogni individuo a scoprire e realizzare il proprio modo di essere nel mondo.
Come scriveva Pasolini: “E tu splendi, invece. Non lasciarti tentare dai campioni dell’infelicità, dalla mutria cretina, dalla serietà ignorante. Sii allegro... e splendi”
Ogni bambino e ogni bambina ha il diritto di splendere con le sue intelligenze, le sue fragilità, i suoi sogni.
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